Miti e Leggende

La Sibilla, alle origini del mito

Profetesse, strega, incantatrice. Tanti volti, tante leggende, tante origini diverse. Alla scoperta di una delle figure mitiche più famose e diffuse nel nostro immaginario culturale: la Sibilla

La Sibilla Appenninica, che conosciamo anche col nome di Sibilla Picena o di Norcia, è una delle figure mistiche e magiche più diffuse nel nostro immaginario collettivo.

Tutto ebbe inizio nel Medioevo, nei primi testi in cui si parla di  Sibilla o Regina Sibilla, mentre la più specifica definizione di Sibilla Appennina compare per la prima volta solo nel 1938, nel testo di Augusto Vittori Montemonaco nel Regno della Sibilla Appennina, con prefazione di Fernand Desonay.

Cover foto: Sibilla Appenninica presso il Palazzo del Governo di Ascoli Piceno, dipinto di Adolfo De Carolis

Nelle leggende di tradizione popolare, la Sibilla ci viene raccontata come una maga, un’incantatrice, un’indovina; la regina di un mondo sotterraneo paradisiaco al quale si ha solo accesso attraverso una magica grotta che si apre tra le rocce del Monte Sibilla.

Come dicevamo, le prime fonti giunte a noi che esplorano e riportano questa leggenda risalgono al Basso Medioeveo (tra il 1000 e il 1492) e i testi in particolare che hanno contribuito in modo fondamentale alla definizione della Sibilla Appennina sono due: Il Paradiso della Regina Sibilla (Le Paradis de la Reine Sibylle in La Salade), Antoine de La Sale, 1420 e Il Guerrin MeschinoAndrea da Barberino, steso intorno al 1410, ma stampato postumo solo nel 1473

Le due opere quattrocentesche sono tra le prime effettive versioni a riportare le voci e i racconti delle tradizione orale locale del tempo sul mito ancestrale della Sibilla.

Alle origini del mito

Generalmente per “Sibilla” si intende un’istituzione religiosa del mondo classico: prima nella Grecia Antica e poi secondi i Roma, la Sibilla era una sacerdotessa profetica, ispirata dalla divinità Apollo (o Ecate secondo altre tradizione); si trattava di una carica specifica che veniva ricoperta esclusivamente da donne vergini, dedite e consacrate esclusivamente a Dio.

In Italia, dal VI secolo a.C., sappiamo che sorgeva un tempio dedicato ad Apollo, presso l’acropoli magnogreca di Cuma. Secondo il mito la Sibilla Cumana esercitava la sua attività divinatoria nei pressi del Lago D’Averno, in una grotta anche lei, nota come Antro della Sibilla; qui scriveva ed elaborava i suoi vaticini in esametri su foglie di palma, che poi veniva mescolate dal vento all’apertura dell’altro, rendendo i responsi indecifrabili e misteriosi. La Sibilla Cumana entra nella mitologia con l’Eneide di Virgilio (fine I secolo a.C.), in cui si racconta che la sacerdotessa accompagnò Enea nell’Ade, dove l’eroe troiano incontrerà il padre Anchise.

Con l’arrivo del cristianesimo e il sovrapporsi della religione con quella pagana, il tentativo di estirpare i culti degli oracoli diventò un tentativo di sincretismo, che trasformò le sibille classiche del mondo greco e latino in profetesse della nascita di Cristo. Già dal II secolo le profezie delle sibille cominciarono a modificarsi gradualmente, adattandosi alle varie tradizioni, in primis quella cristiana.

La Sibilla sull’Appennino

Il primo riferimento storico che troviamo che si riferisce ad un qualche culto pagano sugli Appennini si trova nella Storia dei Cesari, a cura di Svetonio,  storico e biografo romano dell’età imperiale, che accenna ad una veglia negli Appennini.

«In Appennini quidem iugis etiam pervigilium egit»

«Sulla sommità dell’Appennino si fece anche una veglia»

Anche un altro storico Trebellio Pollione nella sua Storia Augusta riporta un episodio relativo all’imperatore Claudio il Gotico che nel 268 consultò sul suo futuro un misterioso oracolo negli Appennini:

«Item cum Appennino de se consuleret, responsum huius modi accepit»

Analogamente, quando negli Appennini chiese del suo futuro, ricevette il seguente responso»

Anche l’imperatore Aureliano (III secolo) potrebbe aver consultato l’oracolo sibillino; infatti nella Storia Augusta, lo storico Flavio Vopisco racconta che l’imperatore voleva posizionare una statua aurea di Giove nel tempo del Sole, che stavano costruendo a Roma, seguendo un responso che gli era stato proprio dato da un oracolo degli Appennini:

«Appenninis sortibus additis»

«secondo le prescrizioni dell’oracolo dell’Appennino»

Tuttavia in tutti questi documenti dobbiamo constatare come non si faccia mai alcun cenno effettivo ad una sibilla. Alcuni studiosi addirittura sostengono che l’oracolo degli Appennini, che abbiamo anche qui riportato, fosse in realtà collocato sul tempio di Giove Appennino, sul Monte Cucco, attualmente in una provincia di Perugia.  In più, a partire da dopo il II secolo, non si hanno fonti scritte né archeologiche che permettano di ricostruire i processi storici avvenuti nei seguenti mille anni, fino al medioevo, quando, come dicevamo all’inizio una sibilla compare negli scritti di Antoine de La Sale e di Andrea da Barberino.

La profezia della nascita di Gesù e l’Appennino

A partire dal XV secolo circa inizio a diffondersi una leggenda secondo la quale la Sibilla Cumana, vergine profetessa della nascita di Gesù Cristo, si adirò con Dio per non essere stata scelta come madre del Salvatore cristiano e per questo gesto di superbia e d’ira fu eseliata sugli Appennini. Proprio nel già citato Guerrin Meschino ritroviamo questa storia; è il protagonista che sente questo racconto da alcuni uomini appena giunto a Norcia e lo riporta:

«Di questa città ho udito dir, che ci è la Incantatrice Alcina, la qual s’ingannò di modo, che ella credea che Dio scendesse in lei, quando incarnò in Maria vergine, e per questo ella si disperò, e fu giudicata per questa cagion in queste montagne.»

(Andrea da Barberino, Guerrino detto il Meschino, Libro V, cap. 137)

Questa leggenda però che vede la Sibilla Cumana spostarsi verso gli Appennini non ha fonti certi, se non per un errore; il primo documento in questione e è Le Livre de Sibile, attribuito al monaco francese Philippe de Thaon (XI-XII sec): fu proprio lui a tradurre in francese medievale un poema latino riguardante una Sibilla, nel quale si narra che la profetessa fu chiamata a Roma per interpretare lo stesso sogno fatto da cento senatori, tutti insiemi sognarono nove diversi soli; la Sibilla rispose che non era possibile svelare un così prezioso segreto in un luogo così bieco e contaminato dalla corruzione della politica com’era il Campidoglio, ma era necessario spostarsi sul monte Aventino, che nella traduzione francese viene riportato “mont Apennin” invece di “mont Aventin“.

L’associazione della Sibilla Cumana ai monti di Norcia deve aver comunque prodotto una qualche sovrapposizione dell’antro della Sibilla di Cuma con la grotta del Monte Sibilla e la congiunzione del lago di Pilato con il lago d’Averno. Infatti nelle leggende locali dei Monti Sibillini il lago di Pilato è dimora di demoni e luogo di contatto con il mondo infernale, proprio come il lago d’Averno è per Virgilio l’ingresso dell’Ade, tramite il quale la Sibilla Cumana conduce Enea all’incontro con il defunto padre Anchise.

Ci sono anche altre teorie che sostengono che i racconti dei rituali demoniaci presso il lago e sui Sibillini furono diffusi nel XIII secolo dai predicatori francescani per arginare i fenomeni di dissidenza fortemente radicati nella zona montana delle Marche, nati dalle teorie rinnovatrici gioachimite e ai movimenti spirituali, condannati come eretici.

La Sibilla dell’Aspromonte

Alle pendici del massiccio dell’Aspromonte, a Reggio Calabria, gli anziani del posto tramandano una leggenda che portano avanti da generazioni e che racconta di come la Sibilla Cumana avrebbe abitato un antico castello nei pressi del Santuario della Madonna di Polsi, dove intratteneva le fanciulle con le narrazioni del mondo e dell’universo tutto. Quando una delle sue allieve di nome Maria sognò un raggio di sole che le entrava dall’orecchio destro e usciva da quello sinistro, la Sibilla interpretò quel segno e capì che la ragazza sarebbe diventata la madre di Gesù Cristo. La profetessa, fino a quel momento certa che sarebbe stata scelta lei come madre del Salvatore, si adirò con Dio e venne confinata per sempre nel suo castello, che con il tempo cadde in rovina. Ancora oggi sono vive le tradizioni legate alla Sibilla e al fratello Marco, che con la profetessa è condannato nel castello a battere sui cancelli delle celle con la mano destra, tramutata in mazza dopo che egli l’aveva usata per schiaffeggiare sulla guancia Gesù Cristo

Nel Guerrin Meschino, l’eroe in cerca della Sibilla giunge in Italia passando prima per Messina e poi per Reggio Calabria, dove apprende che la fata dimora tra i monti dell’Appennino al centro dell’Italia, nei pressi della città di Norza (o Norsia).

Nel libro si riferisce esplicitamente che Guerino passa oltre l’Aspromonte prima di giungere a Norcia. Inoltre nella grotta della Sibilla Guerrino incontra Marco (Macco) tramutato in serpente e condannato per la sua accidia a vivere confinato nelle grotta fino al giorno del giudizio.

Anche in Sicilia erano vivi fino al secolo scorso diversi racconti popolari riguardanti la Sibilla, molti simili a quelli calabri in cui la Sibilla insegnava a Maria e alle fanciulle. Vi è inoltre un racconto il cui la Sibilla viene paragonata al personaggio biblico Nimrod, nel tentativo di costruire una torre altissima per raggiungere Dio (vedi il racconto della Torre di Babele) Sotto la chiesa di San Giovanni Battista a Marsala si trova la Grotta della Sibilla Sicula o Lillibetana.

I miti e le leggende intorno alle origini e sulla storia della Sibilla sono davvero tantissimi. Se sei anche tu un esperto o appassionato di questi antichi racconti, scrivici a info@magicmountains.it. Saremo felici di leggere la tua proposta e pubblicarla sul nostro blog Sibillini Stories. 

Che cos'è fata, che tu mi chiami fata? E tu sei fatto come io sono.

(Andrea da Barberino, Guerrino detto il Meschino, libro V, cap. 145)

Magic Mountains è un progetto divulgativo per scoprire la magia dei Monti Sibillini e il suo ricco patrimonio culturale, fonte inesauribile di storie, miti e leggende entusiasmanti. Se sei un esperto di questi temi, condividi con noi la tua storia scrivendoci a info@magicmountains.it