Miti e Leggende
Il Cavaliere nella Grotta
Epica e racconti dei Monti Sibillini
I Monti Sibillini si sono guadagnati la fama di “montagne magiche” grazie al mito della Sibilla che ha dato origine a numerose leggende colte e popolari, generando nei secoli una vera e propria “cultura del fantastico”.
Una moltitudine di narratori e letterati dal XV secolo fino ai nostri giorni, hanno raccontato le vicende della Sibilla appenninica, delle sue fate e dei cavalieri che si sono perduti o si sono salvati in extremis grazie alla loro fede, rinunciando al quel paradiso, o in certi casi inferno, sotterraneo.
Cover foto: illustrazione di Francesca Greco
La storia è sempre la stessa, un cavaliere errante che per sue ragioni o per sua curiosità, finisce nella grotta di una Circe, di una Sibilla, di una fata Alcina, resta con lei per qualche tempo, riesce a sottrarsi al suo incantamento, e torna tra la sua gente, più o meno straziato dal ricordo della bella incantatrice.
“Succede ad Ulisse che torna da Troia a Itaca, succede al Tannhäuser e succede a Guerrin Meschino che si è spinto fino alla fatale grotta per conoscere la sorte di suo padre e di sua madre: da qui il nome Meschino, poveretto, insomma”. ( “Il Paradiso del Diavolo” Ennio de Concini, Mario Polia)
Tra i tanti libri sull’argomento, affascinante «Le Paradis de la Reine Sibylle», scritto nel 1420 da Antoine de La Sale, soprattutto per la sua natura mista di reportage giornalistico e di «fiction», si direbbe oggi.
Antoine de La Sale, fu Cavaliere e poeta presso la corte di Ludovico III D’angiò, incaricato dalla duchessa di Bourbon di effettuare una ricerca sulle leggende della Sibilla Appenninica che realizzò con un’escursione alla grotta il 18 maggio 1420.
Il testo dal titolo «Le Paradis de la Reine Sibylle» ancora oggi conservato in due manoscritti l’uno depositato nella Biblioteca reale di Bruxelles, l’altro nel Museo Condé di Chantilly, rappresenta una delle fonti più importanti per uno studio sulla Sibilla Appenninica.
Con dovizia di particolari, La Sale ci narra, la leggenda del cavaliere nella grotta che affronta prove di coraggio legate ai 4 elementi di aria, acqua, terra e fuoco per raggiungere, nel ventre della montagna, l’oracolo della SIbilla e il suo regno di piaceri.
Nel suo viaggio, come noi oggi, egli è stato in grado di pervenire soltanto all’ingresso della grotta, senza poter proseguire oltre. Sono gli abitanti del luogo (che lo accompagnano e poi il parroco del paese) a narrargli i racconti di come è composta all’interno.
I paesani gli raccontarono di un «cavaliere originario della Germania, patria di un popolo assai amante dei viaggi e curioso delle avventure del mondo […]. Fu grazie a lui che si ebbero le notizie più recenti a proposito del regno della Regina Sibilla e delle sue meraviglie».
Proprio da questi racconti inizia la storia del Cavaliere tedesco di Antoine De la Sale. Il viaggio iniziatico di un Cavaliere alla ricerca del proprio sé, in cerca della Sibilla, l’oracolo in grado di poter dare delle risposte e che raffigura “il confine tra un mondo mitico e trascendentale e la realtà del mondo terrestre. In grado di trasformare, redimere e innalzare spiritualmente colui che consapevolmente vi giunge.”
Esistono infatti due tipi di viaggio: uno più prettamente geologico e paesaggistico e uno più metaforico e spirituale. Il protagonista in De la Sale, deve affrontare diverse prove d’onore sfidando i vari elementi naturali: terra, aria, acqua e fuoco. Superate le prove, potrà accedere a quella suprema, la prova che lo condurrà alla Sibilla e a una conoscenza ermetica, un po’ come succede a noi nella vita di tutti i giorni, con le dovute differenze.
LE PROVE DEL CAVALIERE
L’ingresso della grotta (elemento della terra)
Nel «Le Paradis de la Reine Sibylle» La Sale descrive la prima parte della cavità: dapprincipio assai stretta, essa giunge poi ad allargarsi notevolmente, per proseguire per circa tre miglia; dopodiché, stando al racconto, si incontra “uno smottamento, fuoriuscito da una galleria nella roccia, che attraversa trasversalmente la grotta”.
L’incontro con la corrente (elemento dell’aria)
Dallo smottamento “usciva un vento così orribile e straordinario che la maggior parte tra loro non osò fare un passo oltre”. Se viene superata la corrente, si avanza nella grotta in un largo spazio terroso, per circa trecento tese.
Attraversare il fiume impetuoso (elemento dell’acqua)
A questo punto ci si imbatte in un ponte, costituito da un materiale indecifrabile, largo non più di un piede, e la cui lunghezza si perde all’orizzonte, sopra un abisso terribilmente profondo. Al di sotto del ponte, scorre un fiume che produce un rumore da far ritenere che la grotta stessa stia crollando. Ma, non appena si sono posti i piedi sul ponte, questo si allarga e, man mano che si avanza, si fa sempre più ampio, la sua arcuata meno ripida, e il clamore del fiume, progressivamente, si placa.
Superare i draghi (elemento del fuoco)
Superato il ponte, si apre uno spazio erboso che parrebbe scavato artificialmente, e si prosegue per un lunghissimo tratto, difficilmente quantificabile. In fondo a questo largo e lungo spazio, vi è l’ingresso per una galleria strettissima, nella quale non può entrare che un solo uomo alla volta.
Posti all’ingresso di questa galleria, vi sono due dragoni di pietra; pur essendo immobili, essi paiono vivi, e i loro occhi sono talmente brillanti, da produrre una luce che si espande per l’intero spazio della grotta. Se non si presta attenzione alla loro figura, si può accedere nella strettissima galleria. Quest’ultima è lunga circa cento passi, e al termine di essa vi è uno slargo perfettamente quadrato.
Nel lato opposto a quello dell’uscita della galleria, si trovano due porte di metallo che sbattono continuamente, nel vedere le quali chiunque è indotto a credere di non poter passare senza essere schiacciato dall’impatto. Al di là delle porte di metallo, si ode invece il vociare di una qualche strana folla. Fattosi coraggio, il cavaliere gridò ad alta voce se vi fosse qualcuno. Quasi immediatamente, una voce gli rispose, interrogandolo. Egli rispose che era un cavaliere di Germania, e che era giunto sin lì per ammirare le molte cose meravigliose che si diceva la grotta custodisse, allo scopo di realizzare una missione in nome dell’onore.
L’incontro con la Regina Sibilla
Una volta entrato nella grotta, il protagonista per prima cosa viene spogliato dei suoi abiti e rivestito con vesti più sontuose. Una volta attraversato giardini e sale decorate, accompagnato da melodie, giunge presso il trono della SIbilla.
“Una moltitudine di persone di aspetto assai signorile fecero spogliare il cavaliere di tutti i suoi abiti e lo abbigliarono d’altre ricchissime vesti. Poi lo accompagnarono al suono di strumenti e melodie attraverso giardini, sale e stanze, l’una meglio decorata dell’altra. Alla soglia di ciascuna sala si trovava una folta compagnia di dame e damigelle, di cavalieri e scudieri. Fu condotto davanti alla regina che era seduta sul suo trono e attorniata dalla sua corte come se fosse la signora del mondo intero, tanta era laggiù la gente in cui erano tutte le bellezze che si potrebbero immaginare, e tutte le ricchezze che si potrebbero desiderare”. Da “Le Paradis de la Reine Sibylle” di Antoine de La Sale
L’incontro con la Sibilla rappresenta il fine ultimo del viaggio ed è visto come un vero e proprio processo di iniziazione, in cui il cavaliere riconosce e accetta il proprio sé.
IL CAVALIERE NELLA GROTTA NELLE TRE VERSIONI:
Il viaggio è uno degli elementi principali che caratterizzano le leggende e i racconti della letteratura ambientata nei Monti Sibillini; rappresenta il filo conduttore che lega “Il Guerrin Meschino”, “Il Paradiso Della Regina Sibilla” e il “Tannhäuser” , un viaggio ambientato sulle “montagne magiche”, alla ricerca della Grotta e dell’oracolo. In tutti e tre i libri, il cavaliere affronta delle prove per raggiungere il regno della Dea, Sibilla o Venere.
Ciò che differisce nelle varie versioni è il finale.
Nella versione di De la Sale:
Il cavaliere, dopo essere uscito dalla grotta della Sibilla si reca a chiedere perdono al papa il quale, intransigente, glielo nega, dicendogli che solo se il suo bastone germoglierà lo potrà perdonare. Il cavaliere, rassegnato e confuso, decide di ritornare per sempre nella grotta. Dopo essersi rifugiato nuovamente tra gli agi e piaceri, il bastone del papa miracolosamente fiorisce, ma è ormai troppo tardi.
Nella versione del Guerrin Meschino:
Il papa lo perdona e da lì inizia il suo percorso di espiazione dei peccati.
Nella versione del Tannhäuser:
Tannhäuser trova il Venusberg, il regno sotterraneo di Venere, e vive con lei per un anno. Lascia quindi la dea pieno di rimorsi e intraprende un viaggio fino a Roma, per chiedere perdono al papa Urbano IV. Il papa gli ricorda che il peccato commesso conduce alla dannazione eterna e che il perdono è possibile solo in presenza di un miracolo: la fioritura del suo bastone pastorale. Tre giorni dopo Tannhäuser torna a Vienna e il pastorale del papa fiorisce.
I Monti della Sibilla, sono da sempre una meta celebre per la particolarissima spiritualità. Vi sono tantissime testimonianze scritte e orali che raccontano le avventure dei cavalieri, dei pellegrini e dei negromanti che giungevano a visitarli provenienti dai luoghi più remoti e per motivi spesso differenti. Se siete a conoscenza di storie e racconti tramandati fino ad oggi, scriveteci a info@magicmountains.it