Protagonisti delle vette
La storia di Sandro Polzinetti
La sete di conoscenza e il sogno dell'esplorazione
I Monti Sibillini sono un luogo enigmatico, anche chi ci è stato solo una volta ha avvertito l’energia che sprigionano. Le leggende tramandate nei secoli, l’aura magica di questi luoghi attraggono e hanno attratto tantissimi personaggi che, subendone il fascino, hanno finito per dedicargli la loro vita, intraprendendo avventurosi viaggi di scoperta.
Sono stati letterati o appassionati di natura e alpinismo o fotografi, tutti legati dal filo rosso dell’esplorazione e dal desiderio di conoscere. In questi racconti di salite sui Monti Sibillini sono frequenti i riferimenti alla geografia e alla geologia, alla misurazione e al rilevamento, ma anche i consigli per mettere in guardia su difficoltà, fatiche e pericoli.
Cover foto dalla famiglia Polzinetti
Uno di questi personaggi è stato sicuramente Sandro Polzinetti, erede più recente dei ricercatori della Sibilla, definito il ricercatore esploratore dei Monti sibillini per antonomasia, scomparso a ottobre 2020.
La sua storia è davvero affascinante.
Era un orologiaio, ma il richiamo della montagna, il fascino dell’esplorazione, la sua passione viscerale, lo hanno portato a tornare sui Sibillini ogni settimana dagli anni ‘50 fino al 2020. Quando Polzinetti ha iniziato “salire” sui Sibillini negli anni ‘50, la montagna era un mondo selvaggio. Nei suoi racconti e nelle sue foto, si scoprono dei luoghi inediti e affascinanti.
Si raggiungeva Castelluccio con dei mezzi di fortuna e lui e il suo gruppo di escursionisti, erano malvisti dagli abitanti del luogo, descritti come un popolo diffidente. Castelluccio in quel periodo era un paese lontano, inaccessibile.
Polzinetti, oltre ad essere stato un fotografo, oggi tra i più riconosciuti per i suoi scatti sui Sibillini, era anche un ambientalista e un abile alpinista-speleologo.
Ha visitato più di 1000 grotte, e fondato nel 1962, il Gruppo speleologico “ I Nottoloni”.
Il suo metodo ricerca era basato sull’ascolto delle storie e delle persone. Ascoltava i racconti dei pastori, dei contadini, degli abitanti del luogo, controllava la fonte e andava immediatamente a cercare l’origine di quella leggenda.
Il suo motto, se così possiamo dire, era:
”Se una leggenda è nata, vuol dire che ci deve essere stato qualcosa in quel luogo”.
Ha così passato la vita ad indagare le tracce speleologiche e archeologiche del mito sibillino (i “simboli oggettivi” come li definiva) in rocce, ombre, a seconda delle luce e dei periodi dell’anno e, in particolare gli ultimi decenni, a scrivere il suo libro “Sulle tracce delle perdute leggende: tra negromanti diavoli e streghe” in cui racconta le leggende “oggettive”, simboli pietrificati della storia.
Polzinetti negli anni ’50 riscoprì inoltre la “Grande Pietra”, (che oggi si trova al Museo Sibilla di Montemonaco), frutto del ritrovamento nei pressi del Lago di Pilato, chiamato in antichità anche il Lago della Sibilla o Lago dei “Diavoli”. Sulla stessa sono incise lettere come delle cicatrici e tutt’oggi non si sa ancora a cosa poteva servire questa pietra; All’epoca, Polzinetti ipotizzò si trattasse di una sorta di altare sacrificale o una stele su cui incidere demoniache invocazioni (ma studi sono ancora in atto).
Polzinetti faceva e fa parte dei Sibillini e il suo amore per la natura e il sui approccio alla montagna è quello che anche noi desideriamo per il futuro dei Monti Sibillini. Il figlio di Polzinetti ci ha raccontato che quando il padre non si trovava, né a lavoro, né a casa, non poteva che essere andato sui Sibillini. Ci andava ogni volta che poteva. Non importava se era stanco dopo una settimana di lavoro. La montagna chiamava e lui doveva rispondere.
Vi riconoscete in questa passione? Scriveteci le vostre storie a info@magicmountains.it