Protagonisti delle vette

Joyce Lussu

La Sibilla del '900

Tra le tante storie di artisti e poeti che, ispirati dai Sibillini, hanno realizzato opere dedicate alla storia e alle leggende di questi luoghi, spicca una donna, definita “la Sibilla del 900”, Joyce Lussu (Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti, 1912 – 1998). La sua lunga esperienza umana fu talmente varia da rendere impossibile racchiuderla in un’unica definizione: compagna fin dagli anni Quaranta di Emilio Lussu, attiva antifascista, protagonista dei movimenti femminili, scrittrice, poetessa e traduttrice di poeti rivoluzionari provenienti dai più remoti angoli del pianeta.

Cover foto di Mario Dondero

Nata a Firenze da genitori di origine anglo-franco-marchigiana, è stata una femminista radicale fin da bambina ed ha sempre percorso a testa alta le sfide che ha incontrato nella sua vita. Alla morte di Emilio lascia Roma per tornare nel paesino di famiglia a San Tommaso delle Marche. Si interessa alla storia locale, alla questione agraria, alle tradizioni popolari, al sapere femminile.

Era una profonda conoscitrice dell’etnografia marchigiana e della poesia dialettale, grande appassionata delle leggende e delle tradizioni orali e studiosa attenta delle vicende politiche del territorio. Nei suoi libri racconta di creature immaginarie come quelle del ‘mazzamurello’ e del ‘regolo’, del rito di ‘Scio’ la pica’, del ‘saltarello’, l’antico ballo contadino. In particolare, al centro dei suoi racconti c’è la Sibilla, a lei dedica tre dei suoi lavori: Il libro delle streghe, Il libro Perogno, Le Comunanze Picene, ma lo fa in un modo “rivoluzionario”, restituendo alla figura della Sibilla e a quella della donna il suo posto all’interno della comunità.

La necessità di un nuovo ruolo della donna in quanto forza che può riabilitare una società violenta è uno degli intenti principali della scrittrice.

Joyce Lussu dedica uno specifico capitolo alla Sibilla Appenninica, raccontando di averla incontrata in un paese sui Monti Sibillini denominato Cerreto: un’anziana dagli occhi e capelli grigi che rievoca un passato lontanissimo prima ancora dell’arrivo dei romani «quando la sibilla presiedeva le riunioni delle anziane e degli anziani, all’ombra della quercia e dell’acero».

«Che vuol dire essere una Sibilla?» si chiede la Lussu, apparentemente destabilizzata, ma l’anziana signora – sorridente e disponibile alla confidenza ed essendosi resa conto della sintonia creatasi con la donna appena incontrata – racconta millenni di storia sibillina italiana appenninica e mediterranea. Spiega che «ogni insediamento, dopo la rivoluzione del neolitico, aveva la sua Sibilla» – chiarendo che furono le Sibille, esperte in tecniche agricole, allevamento, artigianato e alimentazione, ad assumersi «il compito di non dimenticare, di tramandare la cultura di comunità pacifiche schiacciate dall’efficienza delle armi; clandestinamente, in attesa di più mature prese di coscienza generali e collettive».

Quello che è certo, è che a Sarnano la memoria delle Sibille sapienti e generose arriva ancora col vento che scende dalla montagna, e s’intrufola nei vicoli e nelle antiche filastrocche che narrano di comunanze, di società egualitarie, di pastori e di tessitrici, di erboriste e di coltivatori, di artigiane e di artigiani contrapposte alle società gerarchiche e squilibrate che ci affliggono tuttora.

La grotta della Sibilla secondo la Lussu, era una cavità probabilmente scavata per conservare cibi per una comunità che si affidava con fiducia a donne esperte della natura e del corpo, ostetriche ed erboriste che conoscevano i migliori modi di curare, eredi di un’antica saggezza popolare tramandata di madre in figlia.

Questa sapienza femminile sarebbe stata malvista dall’uomo, che avrebbe perciò accusato le “Sibille” di stregoneria. 

Questo secondo la scrittrice, avviene perché le società patriarcali, hanno imposto la supremazia della cultura maschile su quella femminile, pertanto i saperi femminili sono sempre stati costretti alla non ufficialità e alla segretezza, incolpati di stregoneria, in quanto contrari alla cultura maschile violenta predominante. 

La sibilla della Lussu – dice Ileana Chirassi Colombo, docente di storia delle religioni – è volutamente molto diversa sia da quella del Guerrino che da quella dei racconti apocrifi: la sua Sibilla non è invidiosa di Maria, i personaggi che la circondano sono cordiali e disponibili, sono uomini e donne che vivono secondo le regole di un tempo, le fate sono le ragazze della sua piccola corte che qualche volta scendono a ballare al villaggio e ritornano prima dell’alba attraverso i sentieri di montagna, tuttavia non sono loro a lasciare le impronte di zoccoli di capra caratteristica che contraddistingue l’essere demoniaco non perfettamente umano, si tratta di un’invenzione e nessuno dei presenti si trasforma di venerdì in rettile rospo o altro animale del genere, questo accade solo nel linguaggio ingiurioso del Guerrino che incapace di comportarsi in modo adeguato, esplode in contumelie e se ne va furioso senza aspettare che la Sibilla gli sciolga l’enigma per il quale era venuto

La Sibilla e la strega diventano per Lussu, modelli femminili di una capacità di intervento autonoma ed efficace.

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Magic Mountains è un progetto divulgativo per scoprire la magia dei Monti Sibillini e il suo ricco patrimonio culturale, fonte inesauribile di storie, miti e leggende entusiasmanti. Se sei un esperto di questi temi, condividi con noi la tua storia scrivendoci a info@magicmountains.it