Miti e Leggende
La Battaglia del Pian Perduto
Dal racconto dei pastori-poeti, l’epico poema popolare dei Monti Sibillini
Nella misteriosa area dei Monti Sibillini, storia, mito e leggenda si fondono nei racconti popolari umbro-marchigiani, tramandati per secoli dai pastori-poeti locali, appassionati custodi della tradizione, famosi per la sorprendente capacità di comporre versi epici e recitare a memoria antichi e celebri poemi come il Guerrin Meschino e la Gerusalemme Liberata.
Cover foto: illustrazione di Mauro Cicarè
L’incedere del tempo ha innegabilmente disperso parte di questa tradizione orale, a volte solo accennata, quasi dimenticata, ma alcuni di questi racconti resistono ancora con forza e sono ad oggi parte integrante della memoria collettiva e del patrimonio storico-culturale di questi luoghi incantati.
Uno tra i più noti degli antichi poemetti recita così:
Giorro gualdese da bisogno mosso | Di Cànetra nel bosco taglia un legno. | Di Norcia il guardian gli corre addosso | Ma bravo Giorro lo fa stare a segno: | Ogni norcin da questo fatto scosso | D’armarsi contro Visso fa disegno: | Norcia che ha più di forze vincer crede Ma vince Visso che nei Santi ha fede.
È il racconto della Battaglia del Pian Perduto, il mitico scontro (storicamente verificato) tra i comuni di Norcia e di Visso, avvenuto il 20 luglio 1522 nella Piana di Castelluccio di Norcia. Secondo la tradizione, ma anche dai documenti presenti negli archivi storici si legge che tra Visso e Norcia non scorreva buon sangue, l’oggetto della violenta e lunga contesa tra i vissani e i norcini, fu il possesso di un pascolo nel territorio boschivo montano al confine tra Umbria e Marche.
Il poema narra di un vissano, un certo Giorro, che un giorno fu sorpreso a tagliare la legna sul pianoro di Castelluccio da un guardaboschi norcino. Quando la guardia intimò a Giorro di pagare per ciò che stava rubando, il vissano reagì con violenza e ferì il norcino, provocando così la rabbia e la vendetta dei suoi concittadini. L’esercito di Norcia marciò su Visso ma fu messo presto in fuga dai suoi abitanti, inferiori di numero ma armati e decisi. Seguì una seconda offensiva. I Norcini tornarono con più uomini ma i Vissani, privi ormai di truppe e di forze, batterono in ritirata e così gli abitanti di Norcia festeggiarono con fiumi di vino.
Il terzo scontro andò diversamente. Visso chiamò alle armi gli uomini di Montemonaco, Montefortino, Ussita e Castelsantangelo, su i cui vessilli trionfavano i loro santi patroni. I due eserciti avanzarono sull’altopiano e si affrontarono violentemente. L’armata di Norcia, fortemente provata dai bagordi della sera prima, fu sanguinosamente sconfitta. I Norcini furono così costretti ad abbandonare il campo di battaglia e i Vissani vittoriosi divennero i padroni del conteso pianoro di Castelluccio che, da allora, divenne noto come il Pian Perduto.
Sul confine umbro-marchigiano si tramanda che questo iconico poemetto di 116 ottave sia stato composto in due momenti storici differenti: una prima parte di 94 ottave, più semplice e ironica, si dice fu creata agli inizi del Seicento da un tal Berrettaccia “rozzo pastore” di Vallinfante, mentre una seconda parte, più colta e meno scorrevole, nel secolo successivo, per opera di un sacerdote di Castelsantangelo che associò la vittoria di Visso alla fede cristiana dei suoi abitanti. La prima edizione a stampa, intitolata La Battaglia del Pian Perduto, fu pubblicata da Pietro Pirri nel 1914. Quasi un secolo dopo, nel 2012, è stata pubblicata, a cura di Fabio Santilli e con il patrocinio dei Comuni di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera, una versione illustrata del poema con i disegni del fumettista Mauro Cicarè.
Alcuni secoli dopo, nel 1995, proprio in questo luogo di baruffe, guerre e spargimenti di sangue, uno dei pochi specchi d’acqua che non si prosciugano durante l’estate montana, divenne improvvisamente e misteriosamente di colore rosso. Due studiosi dell’Università di Camerino, Ettore Orsomando e Antonio dell’Uomo, decisero quindi di dedicarsi all’osservazione di questo “lago insanguinato”. Dopo alcune ricerche, i due scienziati scoprirono che nell’acqua del “Lago Rosso” c’è una cospicua presenza di un’alga microscopica unicellulare (Euglena Sanguinea Ehrenberg), dotata di pigmenti colorati che, con le giuste condizioni atmosferiche, trasformano lo specchio d’acqua in una pozza purpurea. Questa pozza d’acqua non ha nome nella carta topografica ed è stata ridefinito, dal 1995, proprio “Stagno Rosso” per lo strano fenomeno notato.
L’unico periodo durante il quale i visitatori del Pian Perduto più fortunati riescono ad osservare questo affascinante fenomeno è nei mesi più caldi, quando si alzano le temperature e si verificano le condizioni climatiche necessarie a tingere il lago di rosso. Dal 1995 in poi, l’arrossamento delle acque è avvenuto quasi ogni anno.
E voi lo avete mai visto? Raccontateci le vostre esperienze al leggendario “Lago Insanguinato” scrivendoci e mandandoci le vostre foto a info@magicmountains.it
CREDITI ILLUSTRAZIONI
Illustrazioni tratte da La battaglia del pian perduto di Fabio Santilli e Mauro Cicarè. Art&Co. Tolentino. Copyright degli autori, tutti i diritti riservati. Per info sulle illustrazioni: mauro.cicare@gmail.com